DE RERUM NATURA

Liberamente tratto dall’omonimo testo di Tito Lucrezio Caro (I° secolo a.C.)

  • Stagione Teatrale 2005
  • Adattamento, Testi e Coreografia: Fabrizio Manachini e Lara Vai
  • Musica AA.VV.
  • Personaggi: La Natura, La Primavera, L’ Estate, L’Autunno, L’Inverno, Il Pensiero Erratico, I Guerrieri, I Putti, Venere, Marte, Gli Atomi, Le Stelle, Gli Astri.
  • Costumi: Francesca Cucco
  • Regia: Fabrizio Manachini
  • Spettacolo di tecniche miste: Danza e Prosa (in tre lingue: latino, italiano, inglese)
  • Produzione Europe Ballet Ars, Cologno Monzese, Milano

 

Il “De Rerum Natura” (La Natura delle cose) del poeta e filosofo Tito Lucrezio Caro (I secolo a.C.) è un’opera che pone nella concezione atomistica di Democrito, elaborata da Epicuro, le premesse fondamentali a scardinare quelle superstizioni che da sempre incatenano l’uomo: poiché tutto in natura è riconducibile a elementi miniscoli che aggregandosi “a caso” creano la materia, non ha più senso cercare nelle Divinità la spiegazione degli eventi naturali o dei destini umani. La conoscenza razionale della realtà permette all’uomo di riscattarsi dai falsi miti, dai falsi insegnamenti dalle false opinioni (e di conseguenza dai timori e dalle angosce che rendono ancor più dolorosa e drammatica la condizione umane). La capacità di fusione tra Scienza e Poesia che caratterizza tutta l’opera è ciò che ne ha reso cosi stimolante la sua realizzazione teatrale. Gli autori dello spettacolo hanno cercato di darne una lettura chiara ed armonica lasciandosi ispirare da quei temi che tanto stavano a cuore a Lucrezio. E’ proprio la Natura (la Madre) che, come creatrice, dà vita allo spettacolo. Una volta che la vita ha avuto origine, tutto il resto viene da sé: il movimento perenne degli atomi e il loro continuo aggregarsi e disgregarsi nello spazio vuoto continuano anche nei viventi: è quello che noi oggi chiamiamo metabolismo. Anche i pensieri erratici, le associazioni di idee, la vita psichica nel suo dipanarsi è legata al movimento degli atomi. Lasciamo che le reazioni chimiche della nostra mente ci portino, con un po' di fantasia, nel mondo di Lucrezio. Prosa, musica e danza ci accompagnano nella lettura di questo “De Rerum Natura”, opera molto citata, ma poco letta e ancor meno rappresentata. La musica copre un arco temporale di circa 500 anni, dalla riscoperta di Lucrezio, durante il Rinascimento, fino ai giorni nostri. Questa scelta è stata fatta per rappresentare quanto le tematiche dell’autore siano ancora oggi di grande attualità. Alcuni dei brani musicali inseriti nello spettacolo sono cover di partiture storicamente importantissime: questa operazione è servita per sottolineare la continuità temporale di intuizioni di autori ed artisti che ancora oggi non sono stati superati e, qualora lo siano stati, hanno costituito la base del pensiero di chi è venuto dopo di loro. La scena delle stagioni “... tanti fenomeni a tempo fisso...” è infatti supportata dal 4 brani musicali di altrettanti autori, partendo dalla classica “Primavera” di Vivaldi (1° movimento) per poi proseguire, passando per il ‘900 ed arrivando a noi oggi: ogni brano originale ha ovviamente nel titolo la stagione che rappresenta. Un altro esempio: la scena degli atomi, di cui Lucrezio aveva spiegato l’esistenza, viene “violentemente” trascinata in una forte attualità grazie ad un quotidiano che gli interpreti leggono per caso, trovando ancora una volta citazioni di Lucrezio. La musica di questa scena è di conseguenza quella che tutti noi ascoltiamo per caso alla radio quotidianamente. Di qui la scelta di utilizzare brani musicali classici di cui alcuni riproposti con una sonorità attuale. Anche per la danza classica, che sembra essere così superata, è stato applicato lo stesso principio, in quanto essa costituisce la base di quasi tutte le tecniche ballettistiche attuali. Per questo motivo, all’interno dello spettacolo, la si trova “nascosta” sotto altre forme di movimento più contemporaneo, ma pur sempre presente. Una curiosità sulla scena degli atomi: il brano musicale è composto da 54 ottave, ogni ottava è composta da 8 battute, per un totale di 432; ogni interprete le esegue contemporaneamente ad altri 17 interpreti di modo che lo spettatore veda contemporaneamente, ma a canone, 7776 movimenti in 3 minuti e mezzo di musica. Tutto ciò serve a rappresentare il movimento degli atomi e la loro aggregazione in “molecole”, partendo quindi da un immagine di disordine “organizzato” fino ad arrivare “all’ordine” molecolare. Atomi come parole, molecole come frasi.Il pensiero umano tende ad un andamento non lineare, si sviluppa cioè per associazioni di idee saltando da un argomento all’altro. Lucrezio esprimeva questo concetto, che oggi diremmo interdisciplinare, con la nota frase “... un vero prende luce dall’altro”. Le frasi chiave del testo di Lucrezio, che esprimono i suoi concetti più importanti, sono state tradotte in italiano e in inglese. Questa scena porta il titolo di “Pensiero erratico”, all’interno della quale si trova anche una coreografia costruita attorno all’utilizzo di nastri che si muovono musicalmente nell’aria. Il nastro è la rappresentazioni visiva che gli autori hanno scelto per rendere l‘idea del pensiero umano che passa da un concetto all’altro, da un individuo all’altro. La scienza è basata sull’osservazione della ripetitività dei fenomeni: seguendo questo concetto all’interno della scena sono state inserite parti di testo che lo spettatore ha già sentito ed altre che sentirà nelle scene successive. In questo modo si ottiene una sorta di pausa nella narrazione, una “ripetitività dei fenomeni” ed un andamento non lineare del testo recitato. Partendo dal latino, lingua originale del testo e antica, arriviamo all’ascolto di Lucrezio in lingua inglese. scelta fatta per il discorso di riportare concetti antichi ai giorni nostri, e quindi quale tema è più attuale dello spettacolo multilingue? Si potrebbe dire che il latino è il passato, l’italiano il presente e l’inglese il futuro. Prosa, musica e danza tre mezzi espressivi e tre lingue per comprendere meglio il “De Rerum Natura” oggi. ... ed è “oggi” che la Natura, prima dell’epilogo dello spettacolo, dice: “non posso fare a meno di chiedermi: cosa succederebbe se gli essere umani portassero indietro nel tempo ciò che sanno oggi?”

Approfondimenti

Note di Coreografia e di regia di Fabrizio Mario Manachini e Lara Vai

Trattandosi di uno spettacolo narrativo le parti coreografiche hanno due tipi di movimenti ben distinti: i primi fanno parte della tecnica ballettistica ed essendo, codificati hanno lo stesso linguaggio in tutto il mondo; i secondi fanno parte della gestualità specifica di ogni personaggio e vengono creati in fase di montaggio. Un po’ come il linguaggio: tutti noi parliamo, ma ognuno lo fa in un modo particolare. Lo stesso per le parole che compongono una storia: le parole sono uguali per tutti, ma è come le “assembliamo, che differenzia un testo da un altro. Le parti in prosa hanno una recitazione classica solo nella prima parte dello spettacolo, alcuni testi sono infatti in latino, poi mano mano che le scene si susseguono il modo di recitare degli interpreti diventa sempre più attuale. Si potrebbe dire quindi che nel prologo troviamo testo e recitazione classica, mentre più avanti testo e recitazione diventano quasi giornalistiche.

Anche le parti interpretative spaziano molto: la Natura è un personaggio che racchiude in se veramente “il tutto”: gioventù, esperienza, potenza e fragilità... Già alla sua prima apparizione la sua gestualità passa da movimenti rapidi e scattanti (le batterie) a movimenti ampi e trattenuti disegnando nell’aria l’andamento della musica. Si fondono in questo personaggio tecnica della danza classica, della danza contemporanea e jazz. E’ la Natura che simbolicamente dà vita allo spettacolo: è la prima “cosa” di cui percepiamo il movimento, non sappiamo ancora chi è e non udiamo ancora nessun suono, nessuna melodia... ed è sempre la Natura che chiude lo spettacolo, ma questa volta parla (è la prima volta che lo fa all’interno dello spettacolo). Questo è un po' il percorso di ogni essere umano: prima viene il movimento, poi il suono, poi la parola...

Venere descritta da Lucrezio come “simbolo della forza naturale... voluttà... delizia degli uomini e degli dei...” ha una forte carica di femminilità ed eleganza, ma allo stesso tempo ha una grande potenza, è un personaggio che “collega” gli uomini alla natura. E’ caratterizzata da un tipo di movimento ampio e morbido sottolineato dai forti musicali; una tecnica ballettistica più classica costituisce i suoi disegni coreografici.

La scena di Venere e Marte è ispirata al famoso quadro di Botticelli “Marte, Venere e Satiri” che a sua volta si ispirava al testo “De Rerum Natura”. E stato necessario fare una “sceneggiatura” del dipinto, quindi di un’immagine, dando vita ad azioni che nel dipinto vengono sottintese: i guerrieri di Marte con lance di legno (simili a quelle del dipinto) inscenano un combattimento molto violento, Venere però riesce ad infiltrasi tra di loro travestendosi da guerriero e ad un certo punto partirà uno sparo... La dea dell’amore, come la chiama Lucrezio, cristallizza i guerrieri in un’immagine/quadro e senza scomporne l’immobilità “sfila” le armi dalle loro mani e se ne libera come fossero fiori. Privati delle armi, i guerrieri di Marte, vengono trasformati in… putti, indossando delle ali come fossero degli zainetti scolastici, e ,trasformando la scena in un turbinio di giochi utilizzando tutti gli elementi di attrezzeria dello spettacolo.

Note Costumi di Francesca Cucco

Tutti i costumi dello spettacolo “De Rerum Natura” partono da forme classiche, in modo da aderire al periodo storico del testo originale, ma i 2000 anni che ci separano da Lucrezio hanno portato le sue idee fino a noi attualizzando certi concetti, ed attualizzando anche l’immagine dei personaggi della rappresentazione. La Natura, per esempio, indossa “la forma classica” di un tutù, il quale però è stati sintetizzato da una gabbietta rigida che costituisce la parte inferiore del costume. All’interno di questa struttura contemporanea si intrecciano elementi tipicamente naturali come fiori e piccoli frutti “... vivaci tinte e fragranze”. Il colore predominante è il verde. Venere, rappresentata nel corso della storia dell’arte in centinaia di modi, è qui caratterizzata dalla morbidezza e dalla trasparenza dei tessuti. E’ un personaggio “trasparente” che agisce sempre per il bene e sempre secondo il proprio pensiero. Legata e subordinata al personaggio della Natura, Venere appare anche con piccoli nastri trasparenti di colore verde. Anche i guerrieri di Marte hanno un costume classico che si attualizza nella struttura dell’elmo realizzata con una forma che ricorda i cappellini con la visiera usati oggi in tutto il mondo, sopra la quale è posto il tipico elemento decorativo dei soldati romani. Altro esempio interessante lo si trova nella scena dell’inverno: i personaggi indossano un “cappotto” bianco trasparentissimo e leggerissimo che reagisce ad ogni movimento del corpo, di modo che si abbia la sensazione di una coltre di neve che copre tutto. Sempre nella scena delle stagioni i personaggi passano dall’estate all’inverno senza mai uscire di scena: è stato quindi necessario progettare dei cambi a vista, risolti con movimenti coreografici, ed una borsa/contenitore che potesse contenere tutto il necessario, una sorta di bagaglio a mano. per affrontare il viaggio da una stagione all’altra.